sabato 10 novembre 2012

Si ritorni alla buona politica fatta di regole e democrazia - I rappresentanti istituzionali non decidano di testa propria



La politica oggi è coperta da un discredito senza precedenti, paragonabile forse ai primi anni ‘90, quando la Prima Repubblica cadeva miseramente dopo i colpi della magistratura inquirente e dalle cui indagini emergeva una classe politica corrotta e improduttiva.
Oggi, in tempi di pesante crisi, ritornano gli scandali e prendono piede fenomeni populistici e demagogici come il movimento di Grillo. Dalle ultime elezioni regionali emerge un dato davvero deprimente per la nostra terra: un tasso di astensionismo senza precedenti, un consenso vasto per i grillini che si pongono all’opposizione di tutti, quindi privi di una progettualità di governo.
La situazione è resa ancora più difficile dai pesanti tagli previsti dal governo nazionale, che vanno a colpire, a cascata, gli enti locali che si trovano a vivere una condizione economico-finanziaria drammatica, che non permette una serena pianificazione dell’azione amministrativa, ridotta alla gestione di tagli ai servizi e di spese da onorare tra mille ristrettezze.
Queste difficoltà sono presenti, ovviamente, anche nel nostro Comune. Enormi difficoltà hanno accompagnato la redazione del Bilancio di Previsione. Non si pagano regolarmente i dipendenti da mesi. Le famiglie dei comunali sono in estrema difficoltà, come anche l’intera popolazione che vive quotidianamente disagi e disservizi a causa di una macchina amministrativa non oleata, dove non ci sono soldi per nulla. I creditori non soffrono di meno, spesso costretti a licenziare a causa di spettanze che aspettano di essere saldate da mesi (e, in alcuni casi, da anni) per servizi resi al Comune.
Ritengo che, in una situazione di assoluta fragilità complessiva del sistema politico, non si possa assolvere ad una gestione della cosa pubblica affidata a consiglieri ed assessori che assumono scelte in maniera personale ed improvvisata, senza il supporto delle segreterie di partito. Oggi più che mai, c’è bisogno di ritornare alla buona politica, fatta di regole e di meccanismi democratici, in cui i problemi sono affrontati dai partiti che si sono assunti la responsabilità di governo (e che sono legittimati a farlo dal voto popolare). Nessun assessore o consigliere deve sentirsi autorizzato ad assumere scelte per “emanazione divina”, ogni consigliere e ogni assessore è “strumento” e portavoce di un partito, ogni problematica deve essere portata dentro i partiti, discussa, sviscerata e, a seguito di un dibattito tra gli organismi politici interni preposti a tale ruolo, si assumono a maggioranza delle soluzioni che il rappresentante istituzionale deve rappresentare dentro il Palazzo, in quanto portavoce di un sentire diffuso da parte del partito o movimento politico di appartenenza. Questa cosa misteriosa si chiama democrazia, si chiama buona politica. Diversamente, ognuno decide di testa propria e non si va da nessuna parte, generando liti ed incomprensioni utili a nessuno. Men che meno alla comunità che si vuole servire e rappresentare.

Scicli e il Piano Strategico




La pianificazione strategica è un metodo che consiste nella costruzione condivisa di una visione della città intesa come percorso che individua alternative e compie scelte, e su queste fa convergere gli sforzi, le azioni e gli investimenti di una pluralità di attori, locali ed extralocali.
Alla costruzione della visione della città partecipano, su un piano di pari dignità e in un'ottica di cooperazione, cittadini, imprese, associazioni, amministrazioni pubbliche. In pratica tutte le espressioni delle diverse realtà e dei diversi settori della società civile.
È un processo partecipato di periodo medio-lungo, appartiene alla città nella sua pluralità e non soltanto al Comune, costituisce uno strumento concreto, basato su linee di azione e progetti per spingere la città a guardare fuori di sé, per costruire coalizioni di interessi per lo sviluppo.
Il Piano strategico è uno strumento fondamentale per accompagnare e sostenere la crescita di una città e alla ricerca di una nuova vocazione in una fase di forte cambiamento. Scicli oggi si trova in una condizione simile dovendo ridare vivacità al processo di trasformazione degli ultimi decenni  dentro una fase assai critica dell’economia mondiale.
Rappresenta una concreta opportunità per diversi ordini di ragioni:
-          per città in transizione e quindi con necessità di riposizionamento strategico;
-          per città che intendono avviare una riflessione sulla propria identità e ritrovare una vocazione/nuovo ruolo territoriale;
-          per gestire cambiamenti di scenario socio-economico e valorizzare gli elementi di eccellenza sviluppando sinergie inedite;
-          per superare la dimensione “auto centrata” e competere a livello regionale, nazionale, europeo;
-          per cercare nuovi interlocutori e nuove interlocuzioni con la società civile;
-          per superare i limiti della frammentazione decisionale
-          per definire e veicolare un’immagine condivisa della città.
Il Piano strategico si inserisce in un ampio percorso di revisione degli strumenti nazionali ed europei di programmazione che propone una nuova forma di attenzione al territorio e alle sue specializzazioni, attuali e potenziali, come dimensioni fondamentali delle politiche per la crescita economica e l’inclusione sociale.
Questo percorso di revisione attraversa diverse questioni aperte a proposito delle politiche pubbliche di programmazione territoriale, nelle quali una riflessione centrale è costituita dalla ricerca di una nuova identità per la questione urbana, a partire dal ruolo delle città nelle dinamiche di crescita della realtà regionale. Si creano nuove occasioni di coordinamento e di intesa, frutto della scoperta di reciproche convenienze e del raggiungimento di dimensioni di scala più competitive. La pianificazione strategica come strumento per la crescita della città consente di costruire un modello flessibile e condiviso in grado di promuovere le eccellenze e le potenzialità latenti sul territorio sfruttando il nuovo quadro nazionale ed europeo fondato sulla programmazione condivisa sia tra livelli di governo che tra soggetti sociali  e sulla specializzazione territoriale.