Un recente studio della Commissione Ue ha stimato che la produzione
annuale di rifiuti alimentari nei 27 Stati membri è di circa 89 milioni di tonnellate,
in media 179 kg pro capite. Si stima anche che il 50% dei prodotti alimentari
che finiscono sul mercato europeo si perde lungo la filiera quando è ancora
commestibile, trasformandosi inesorabilmente in rifiuto. Nel solo settore
domestico del nostro Paese si perde in media il 17% dei prodotti ortofrutticoli
acquistati. Finisce nella spazzatura il 15% del pesce acquistato, il 28% di
pasta e pane, il 29% di uova, il 30% di carne e il 32% di latticini. In pratica
è come se ogni famiglia italiana gettasse ogni anno nel cassonetto
dell'organico circa 1.700 euro di spesa alimentare ancora perfettamente
commestibile. Un danno ambientale ed economico che l'Europa sembra non più
disposta a tollerare.
La stessa Ue ha affermato che, se non vengono adottate dai governi
delle misure urgenti per evitare gli sprechi, entro il 2020 il totale dei
rifiuti potrebbe aumentare fino a circa 126 milioni di tonnellate.
A tal proposito, la Commissione europea potrebbe presto dichiarare il
2014 “Anno europeo contro lo spreco alimentare”, dopo che nel 2012 il
Parlamento europeo ha approvato una Risoluzione su come evitare lo spreco di
alimenti.
Quanto ai governi, la Risoluzione dell'Europarlamento li impegnerebbe
a fissare degli obiettivi nazionali in materia di prevenzione degli sprechi,
indicando nel dettaglio le misure da attuare per raggiungerli.
«Gli stati membri - dichiara Giorgio Vindigni - dovrebbero puntare
sulla formazione di una nuova cultura alimentare, introducendo corsi scolastici
e universitari che spieghino come conservare, cucinare e scartare correttamente
gli alimenti, mentre le norme sugli appalti pubblici per la ristorazione
dovrebbero essere modificate in modo da valorizzare e favorire le aziende che
utilizzano prodotti locali e ridistribuiscono gli "avanzi" a banche
alimentari e associazioni benefiche. Anche l'etichettatura dei prodotti alimentari
andrebbe migliorata – conclude Vindigni - introducendo una doppia scadenza che
informi senza possibilità di equivoco fino a quando il cibo può essere venduto
e fino a quando può essere consumato».
Si allega la Relazione votata al Parlamento Europeo. Per visualizzarla, clicca qui:
Si allega, inoltre, il link al sito ufficiale del Parlamento Europeo per consultare la risoluzione:
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